La storica Tipografia Bellabarba di San Severino ha chiuso dopo 133 anni di attività. Ma la sua “memoria storica” continuerà a vivere grazie all’Archivio storico tipolitografia C. Bellabarba, l’associazione costituita dalla professoressa Donella, figlia dell’indimenticato Folco, ultimo timoniere dell’azienda, morto lo scorso dicembre all’età di 97 anni.
Donella, perché la decisione di smettere?
“Dopo la scomparsa di Folco si è ragionato sul futuro, ma avremmo dovuto riconvertire tutto. E’ una scelta fatta con rammarico perché l’azienda era un pezzo della nostra famiglia. Tre generazioni si sono succedute: dal mio bisnonno Costantino (con l’ex officina Corradetti) a nonno Bruno, fino a Narciso e Folco. Poi solo papà…”.
Una tipografia specchio della vita di un territorio…
“Già, non solo quello di San Severino. Pensate alle migliaia di calendari, volantini e manifesti stampati per qualsiasi evento, a cominciare dai mitici veglioni. Oppure ai simboli dei partiti politici del secondo Dopoguerra, alle partecipazioni nuziali e ai bigliettini da lutto, come ad esempio quello di Padre Tacchi Venturi, morto nel ’56. Non è stato buttato via nulla, abbiamo conservato ogni lavoro come documentazione”.
Cosa ne farete di questo patrimonio?
“Vogliamo farne qualcosa di vivo attraverso un Museo operativo che si colleghi a Itis, Accademia di Belle Arti e università del territorio, affinché questo giacimento librario diventi oggetto di studio e torni a rivivere. Si potrebbero fare tantissime tesi di laurea; usare i macchinari con le scuole per far vedere come si compone e si stampa; applicare tecniche di restauro per salvare la carta; inventariare i materiali e così via. E’ una miniera culturale, con forti potenzialità turistiche”.
Qualche “chicca” uscita dalle vostre macchine?
“Potremmo citare pubblicazioni molto belle, cataloghi raffinati, fumetti, libri fotografici, collane di storia locale, edizioni speciali per la riapertura del Feronia o i 500 anni di Bartolomeo Eustachio. Mi piace ricordare anche l’opera dello zio Arnaldo, artista del Futurismo. Da noi era il grafico, curava il prodotto comunicativo con grande attenzione. Fece delle brochure di una modernità sconvolgente, con soluzioni ricercate di assoluta raffinatezza”.
Poi ci sono gli Xenia…
“Sì, Montale pubblicò le sue poesie da noi grazie all’amico Giorgio Zampa. E’ un’opera rarissima, quasi introvabile: ne fece stampare 50 copie, composte a mano con caratteri mobili. Per la tipografia è un grande onore”.
E stasera (2 agosto) alle 21.30, a “La Villa” di Cesolo, si parlerà proprio de “Il Trovatore visto da Montale a cinquant’anni dalla pubblicazione degli Xenia”. L’iniziativa (di cui riferiamo a parte nella sezione Cultura) è promossa assieme al Macerata Opera Festival prevede l’intervento del direttore artistico Francesco Micheli, dell’omologo de “i Teatri di Sanseverino”, Francesco Rapaccioni, e di Giovanna Zampa, figlia dell’indimenticato Giorgio.
Mauro Grespini